Nel 2022 il fotovoltaico in Italia è cresciuto troppo poco rispetto al resto d’Europa. Nei primi dieci mesi del 2022 sono stati installati meno di 1,9 GW. Per confronto, nel 2012 furono installati quasi 12 GW.
La crescita in Italia nel 2022 è stata molto inferiore alla Germania – che installa in un mese quanto in Italia in un anno – e al pari dell’Olanda, dove si è installato 1,9 GW [PV Magazine » qui]. Pensando al divario dimensionale tra i due Paesi per dimensioni e per irraggiamento solare, si intuisce quale sia la perdita di opportunità in termini di autarchia energetica e affrancamento da fonti fossili.
Il risultato deludente è raggiunto nonostante numerose azioni di sostegno pubblico: dal decreto FER per la semplificazione degli impianti a terra, all’ecobonus al 50%, al superbonus 110%.
Le ragioni sono molte: dalla mancata semplificazione pratica per i grandi impianti, ai problemi di approvvigionamento, alle lungaggini delle procedure di connessione dei gestori di rete. Ma il problema principale è culturale: in Italia il mercato si è abituato agli incentivi statali e non cresce di vita propria nonostante il tasso di ritorno dell’investimento nel fotovoltaico sia superiore al 10% per quasi tutte le tipologie di installazione, anche nel Nord Italia.
Il fotovoltaico in Italia è la fonte energetica rinnovabile con maggiore potenziale: ha il costo/kW più basso, i tempi di realizzazione inferiore, la minore esigenza di infrastrutture, la maggiore capillarità; ha tutte le caratteristiche per contribuire ad una crescita rapida dell’indipendenza da fonti d’importazione.
Speriamo che il recente testo integrato per l’autoconsumo diffuso [TIAD » qui dal portale Arera] possa favorire le installazioni residenziali e commerciali. Speriamo anche in una comunicazione efficace da parte di Arera, del GSE, del Min.SVE, che sarebbe il principale stimolo alla domanda di impianti dal mercato residenziale.

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